I.
Dimmi, dimmi, o trovatore,
Tu che canti sul lïuto,
Bello e bruno e pien d'amore
Dalla valle in su venuto,
Non ti fermi sull' altura
Per mostrar la tua bravura?
Non mi canti sul burrone
Qualche lieta tua canzone?
II.
- Zingarella, in sulla sera
Canta bene il rosignolo,
Piange e canta in sua preghiera
Salutando un dolce suolo.
Ma il lïuto al mio toccare
Pianger sa, non sa pregare ...
Deh! che vuoi col tuo sorriso,
Tu che sai di paradiso?
III.
- Vò sentire in tuo linguaggio
Come è fatto un uom fedele,
Se l'amor lo fa selvaggio,
Se il destin lo fa crudele.
Parla schietto; son profana
Ma ben leggo l'alma umana.
Parla pur dei tuoi vïaggi
Nei deserti e nei villaggi.
IV.
- Canterotti, o zingarella,
Qualche allegra mia ballata,
Qualche estatica novella
D' una dama innamorata ...
- Dimmi tutto! - Canterotti
D' Ungheria le meste notti.
D' Ungheria? - Del Bosco Santo
Dove nacque il gran Sorranto.
V.
Sappi in breve, son marchese
Castellano e cantatore,
Cattivai con questo arnese
D'una maga un dì l'amore.
- D' una maga? - Si, di quelle
Che san legger nelle stelle.
- E fu bella? - Non v' è guari
Dama, oh no, che le sia pari.
VI.
Come parca in fra le dita
Essa tenne il mio destino,
Fu la sfinge di mia vita
Col sorriso suo divino.
Avea biondi i suoi capelli,
Occhi neri e molto belli,
Braccia e collo in puritade
Come neve quando cade.
VII.
- Taci, taci, o castellano;
Qui convien pregar per essa.
- Io l'amai d'amor sovrano!
Pronta fu la sua promessa.
L' aspettai; mi fu cortese,
Ma fuggì dal mio paëse,
Travestita un dì di Maggio
Come biondo e giovin paggio.
VIII.
Oh, giammai non fu sognata
Cosa uguale per bellezza
Chi la vide incoronata
Sorridea per tenerezza.
Chi la vide di mattina
La credeva una regina,
Qualche sogno di poeta,
Qualche incanto di profeta!
IX.
- Traditor! col tuo lïuto
Tu l' hai fatto innamorare!
- Io giurai per San Bernuto
E pel Cristo in sull' altare,
Per Giuseppe e per Maria
Che farei la vita pia.
- E il facesti? - I sacri voti
Ricantai dei sacredoti.
X.
- Or m'ascolta, o trovatore,
Or rispondi, e dimmi il vero:
Hai veduto il mesto fiore
Che si coglie in cimitero?
Hai veduto i fior di rose
Che s'intreccian per le spose,
Quando cantan desolati
Gli usignoli abbandonati?
XI.
Crolli il capo; impallidisci;
Stendi a me la bianca mano;
Non rispondi; e forse ambisci
Della sposa ormai l'arcano?
Qui morì la Gilda, maga
Sotto il nome di Menzaga;
Quì morì, nel suo pallore,
Per l'amor d'un trovatore!
* * * * *
XII.
Stravolto l'amante s'inchina;
Ei mira la mesta donzella.
Velata è la maga, ma bella,
Coll'occhio che pianger non sa.
- O donna, l'amor t'indovina ...
Tu, Gilda, t'ascondi colà!
XIII.
Nel mondo non v' è la sembianza
Di tale e di tanta beltade!
Non cresce per queste contrade
Nè giglio nè spirto d'amor.
Tu sola tu sei la Speranza
Che tenni qua stretta sul cor.
XIV.
Tu sola tu sei la mia dama,
La gioja e l'onor della vita;
Tu sola, donzella romita,
Del mondo la diva sei tu.
L'amor ti conosce, e la fama;
Nè manca l'antica virtù.
XV.
Ma dove è la fé del passato
Che tanto brillò nella festa?
L'amore, l'onore, le gesta
D'un tempo che presto fuggì?
Fu vero? L'ho forse sognato?
Tu pur l'hai sognato così!
* * * * *
* * * * *
XVI.
La maga intenta ascolta il suo galante;
Ride, si scioglie il velo e guarda il Sire.
Rossa diventa e bianca in uno istante,
E poi s' asconde il viso e vuol fuggire.
Corre nei bracci suoi lo fido amante;
E favellar vorria nel suo gioïre...
XVII.
- Deh! taci, oh taci! Al mondo ovunque è doglia.
Gilda son io. Ti bacio e son contenta.
Pianger non so se non per pazza voglia
Come la strega allor che si lamenta ...
XVIII.
Cosa vuoi tu? Che vuoi che si mi guardi?
Diva non son, ma donna; e fui crudele.
- Baciami in bocca. O Dio! mi stringi ed ardi
Tanto d' amore e piangi e sei fedele?
XIX.
- Ugo! M' ascolta, io son la tua meschina,
Forte ben si, ma doma in questi agoni;
Sono la schiava tua, la tua regina,
Quel che tu vuoi purché non m'abbandoni!
XX.
- O cara, o casta, o bella, o tu che bramo,
Dammi la morte unita a un tuo sorriso.
Eva sarai per me. Son io l'Adamo;
E quivi in terra avrassi il paradiso!
La Zingarella. (Italian Poems)
Eric Mackay
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